Nell’ambito della partnership solidale ARFestival-daSud, stretta in occasione dell’edizione 2022 del Festival del Fumetto di Roma, cinque tra illustratrici e illustratori sono stati chiamati a prendere parte attiva alla call for artist Cambiamo Musica: l’asta a sostegno dell’Associazione antimafie daSud e delle attività per il contrasto della dispersione scolastica e per il rilancio del territorio che svolge nella periferia del quadrante est della Capitale. Ciascun/a artista è stato/a chiamato/a a realizzare un’opera illustrata – su un supporto non convenzionale, quale il vinile – ispirata a una figura rappresentativa della lotta alla criminalità organizzata, dei movimenti sociali e delle trasformazioni culturali che hanno rivoluzionato le pratiche di azione e di educazione nella storia del nostro Paese. Il fumettista e illustratore Antonio Pronostico ha realizzato per questa occasione l’opera in vinile ispirata a Don Roberto Sardelli.
Scopri l’artista e la figura a cui l’opera si ispira!
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ANTONIO PRONOSTICO
Antonio Pronostico è nato nel 1987 sulle montagne di Tricarico, in provincia di Matera, e vive a Roma. Ha studiato comunicazione visiva e si è avvicinato subito al mondo del fumetto e dell’illustrazione. Ha collaborato con numerose riviste e fanzine italiane, come Frigidaire, Il Nuovo Male, Il Male di Vauro e Vincino e altre riviste della scena underground. Dal 2015 al 2017 lavora come illustratore per le riviste Il Salvagente e Left e attualmente collabora con Jacobin Italia, La Stampa e L’Espresso. Nel 2019 con Fulvio Risuleo ha pubblicato il suo primo graphic novel Sniff, vincitore di due Premi Boscarato del Treviso Comic Book Festival, e nel 2021 Tango, entrambi per Coconino Press – Fandango.
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DON ROBERTO SARDELLI
Pontecorvo, 5 aprile 1935 – Pontecorvo, 18 febbraio 2019
Una vita passata accanto agli ultimi, agli emarginati, tra le baracche e il degrado, don Roberto Sardelli è uno dei protagonisti della Roma degli anni Settanta, il “prete dei baraccati“, che con il suo insegnamento ha cambiato la vita a molti di quei ragazzi che fino ad allora vivevano in gravi situazioni sociali. Originario di Pontecorvo, nella Bassa Ciociaria, don Roberto venne ordinato sacerdote nel 1965, a 30 anni. Durante i suoi studi filosofici e teologici ebbe modo di incontrare don Lorenzo Milani a Barbiana del Mugello.
Per un lungo periodo soggiornò a Lione in Francia dove approfondì la conoscenza dei preti operai e lo studio del teologo gesuita Teilhard de Chardin. Nel 1968 gli venne dato l’incarico di collaboratore nella parrocchia di San Policarpo, dove cominciò attivamente il suo impegno a favore di chi, soprattutto migranti provenienti dalle regioni del Sud Italia, viveva nelle baracche proprio alle spalle della chiesa, costruite nelle arcate dell’Acquedotto Felice.
Nel 1969 acquistò una delle baracche da una prostituta e si trasferì nell’insediamento. Lì fondò la celebre “Scuola 725“, dal nome della baracca che la ospitava, definita dagli stessi ragazzi “la scuola del riscatto”. Era il tentativo di recuperare chi veniva emarginato anche dalla scuola, consentendo loro di proseguire gli studi e conoscere testi e autori come Gandhi o Malcolm X. Le riflessioni venivano collezionate nel quindicinale redatto dagli stessi ragazzi. Da questo lavoro nacquero la “Lettera al sindaco” e il libro “Non tacere”.
«Il luogo dove viviamo è un inferno, l’acqua nessuno può averla in casa – si legge nella Lettera al Sindaco – la luce illumina solo un quarto dell’Acquedotto. Dove c’è la scuola, si va avanti con il gas. L’umidità ci tiene compagnia per tutto l’inverno. Il caldo soffocante l’estate. I pozzi neri si trovano a pochi metri dalle nostre cosiddette abitazioni. Tutto il quartiere viene a scaricare ogni genere di immondizie a 100 metri dalle baracche. Siamo in continuo pericolo di malattie. Quest’anno all’Acquedotto due bambini sono morti per malattie, come la broncopolmonite, che nelle baracche trovano l’ambiente più favorevole per svilupparsi».
Subito dopo lo sgombero della baraccopoli, nel 1973, don Roberto si dedicò alle collaborazioni giornalistiche con Paese Sera, l’Unità e Liberazione, ma anche con riviste del mondo cattolico. Nel 1982 fondò lo Studio Flamenco, per avvicinarsi al mondo Rom attraverso la danza, mentre dal 1989 al 1998 seguì negli ospedali i malati di Aids. Nel 2008 venne realizzato, anche con il patrocinio della Provincia, il film “Non Tacere“, presentato anche alla Festa del cinema di Roma, mentre nel 2018 don Sardelli è stato insignito anche della laurea honoris causa all’Università degli Studi di Roma Tre.
Si è spento nel 2019 a 83 anni.