Scopri l’appuntamento del 25 novembre alla Casa Internazionale delle Donne con l’iniziativa “Violenze inVISIBILI. La voce per dirle” e scendi in piazza per NON UNA DI MENO sabato 27 novembre

Basta ripercorrere la storia del nostro paese per tracciare una linea del tempo che arriva a contare centinaia di donne – innocenti o dissidenti o senza la forza di uscire dal giogo della criminalità organizzata – uccise dalle mafie. Il dossier #Sdisonorate, uscito a marzo 2012, ne contava già 150, e sfatava l’assurda credenza secondo la quale i clan, in virtù di un presunto codice d’onore, non uccidono le donne. Tutto il contrario.
Se le cosche mafiose riescono a costruire e mantenere imperi economici è grazie a una coercizione criminale che trova origine e spazio all’interno di comunità chiuse e capaci di dare significati nuovi – e distorti – ai concetti di onore, rispetto, fedeltà. Contesti in cui le donne subiscono un processo di oggettificazione, in cui diventano, per le mafie, causa ed effetto: fonte di giustificazione ed occultamento. Non sorprende, allora, se la maggior parte dei femminicidi di natura mafiosa sono stati causati dalla vendetta nei confronti dei padri, fratelli, e mariti delle donne, che sono un mero strumento, un canale per suscitare rabbia, disonore, risentimento.
Questa dimensione vendicativa nasce e si cristallizza all’interno degli schemi classici impartiti dal sistema patriarcale, che ha storicamente incasellato le donne all’interno di schemi di potere rendendole subalterne al controllo maschile. E così, all’interno di una guerra quotidiana, le donne sono bersagli diretti e indiretti del contendere, strumenti con il quale vendicarsi, bocche da far tacere, mogli e fidanzate da tenere a casa.
Sono però anche quelle che quando rompono il silenzio mettono in crisi l’intero sistema. Che da anni hanno smesso di subire passivamente un futuro che non hanno scelto per loro stesse. È una donna la prima testimone di giustizia della storia e sono sempre donne quelle che in Calabria stanno indebolendo la ‘ndrangheta sempre di più. Simbolo del riscatto e dell’emancipazione, dimostrazione concreta che anche i costrutti sociali più discriminatori possono essere smantellati, e che gli spazi da conquistare per le donne e per la parità di genere sono ancora tantissimi.
Come ogni anno, il 25 novembre rappresenta un punto di caduta importante. É la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, uno spazio imprescindibile per ribadire la necessità di contrastare la violenza e la sopraffazione in ogni sua forma e manifestazione – fisica, economica, culturale, medico-sanitaria, linguistica – attraverso un lavoro quotidiano e strutturale, necessariamente intrecciato con tantissime questioni diverse, tra cui la stessa antimafia.
Per questo segnaliamo due importanti appuntamenti:


Vi aspettiamo!