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#noisiamolerose
Il pane e le rose. È la richiesta e la risposta che i movimenti avanzano e attivano di fronte alle disuguaglianze nei momenti di difficoltà. In questi anni il nostro lavoro è stato guidato dalla convinzione che le politiche di un Paese si dovessero occupare dei bisogni materiali – il pane – ma che dovessero considerare centrali anche la cura per un benessere psicofisico più completo e quindi l’investimento in educazione, arte, cultura, ambiente, sociale, socialità, nella bellezza che rende piena e dignitosa la vita delle persone di ogni età.
Lo abbiamo sempre pensato, ma oggi voi – decisori politici e rappresentanti istituzionali – ci avete fatto capire che sbagliavamo: erano due aspetti distinti. Da una parte il pane, (bene di valore primario e obiettivo di ogni amministrazione), dall’altra le rose (bene secondario di cui non vi siete occupati, delegandocene completamente la necessità di procurarcele, tanto da diventare noi stessi roseto).
In realtà, a conti fatti, avete incredibilmente fatto un passo in più: il pane ce lo avete raccontato, ma non siete stati in grado di garantirlo a chi non ne aveva. Delle rose – di noi – avete soltanto parlato inquadrandoci in un’accezione in cui sembriamo essere il superfluo, la prima cosa a cui si può rinunciare. In un momento di crisi sociale profonda, avete chiuso tutto ciò che “non è produttivo” nel modo più rigido e convenzionale del termine. Per contrastare la pandemia senza fermare l’economia, avete detto. E ci avete fermato, senza considerare che – anche numeri alla mano – rappresentiamo un tassello essenziale del sistema economico e sociale del Paese.
Noi siamo la produzione culturale, la socialità, la cura informale, l’educazione. Siamo quelle donne e quegli uomini ai quali quando chiedi “che lavoro fai?” impiegano mezz’ora a risponderti. E che però stanno lì, e lavorano.
Dunque noi siamo le rose, e se è così continueremo ad esserlo, a fare il nostro lavoro, a compiere il nostro dovere, a realizzare azioni di bellezza, a proporre un altro modo possibile di vivere le città e le nostre relazioni.
In questi mesi abbiamo preso in carico alcune famiglie, abbiamo fatto loro delle promesse e le manterremo: non le lasceremo sole. Ma non ne accoglieremo di nuove. Non ci sottrarremo all’impegno civile richiesto in una comunità in crisi neppure questa volta, ma in questo impegno saremo quello che il nostro sistema considera superfluo.
Racconteremo storie e organizzeremo passeggiate, ascolteremo chi ne ha bisogno e proporremo stimoli artistici e culturali, terremo acceso il nostro e il vostro bisogno di cura, di arte, di socialità, di educazione nei confronti di bambini e ragazzi, di confronto, nelle forme in cui ci sarà concesso, in quelle che sapremo inventare.
Voi, istituzioni locali e decisori nazionali, invece, dateci il pane: è compito vostro. Assicuratelo a tutte e tutti i cittadini, anche a chi si occupa delle rose, anche a quelli a cui noi lo abbiamo assicurato con il nostro impegno lavorativo e con il volontariato durante la prima parte della pandemia, perché se noi siamo le rose vogliamo esserlo sempre. Non toccherà a noi occuparci del pane.
Lo abbiamo fatto nella prima emergenza, non siamo riusciti a farne a meno di fronte allo smarrimento dei tanti – anche delle istituzioni – e alla disperazione dei tantissimi, ma il nostro sforzo vi ha sollevato dalle vostre responsabilità e non possiamo ripetere lo stesso errore.
Saremo rose, bellissime, è il nostro impegno, è quello che sappiamo fare.
Siate il pane, è il vostro dovere.
ÀP – Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti
Associazione daSud
Via Libera
Cooperativa Diversamente
Collettivo Magville
Compagnia Ragli
CSOA Spartaco
Cinecittà Bene Comune
Laboratori di Teatro VaBè
Fusolab 2.0
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