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Vision

Se c’è un fenomeno strutturale che da sempre caratterizza la storia del nostro paese e che da sempre è in grado di cavalcare l’onda dei cambiamenti economici, politici, sociali e culturali quello è la mafia, anzi le mafie. Capaci di prosperare anche e soprattutto nei periodi di crisi più acuta, come quello che sta vivendo oggi il nostro paese, le mafie fanno della povertà, delle disuguaglianze, delle marginalità e del disagio leve fondamentali di consenso e manodopera a basso costo per le loro attività illecite.

Le fragilità socio-territoriali, causate dall’incapacità della politica di mettere in campo risposte adeguate e provocate dall’assenza di sistemi di welfare in grado di far fronte a bisogni e desideri, diventano terreno fertile per il loro giro d’affari, fatto di traffico di droga, racket, usura, gioco d’azzardo e riciclaggio di denaro sporco.

Le mafie oggi costituiscono una vera e propria holding e la loro forza sta anche nella capacità che hanno di offrire un welfare parallelo a chi vive una condizione di disagio e non ha altre alternative.

In questo scenario, diventa urgente promuovere un pensiero e un punto di vista antimafia come prerequisito dell’agire pubblico che sia capace di guidare l’azione politica in tutti gli ambiti: educativo, sociale, economico e culturale.

Nel corso della nostra storia abbiamo sempre promosso questo approccio, sviluppando e realizzando progetti, produzioni, campagne e proposte volte a tenere vivo il tessuto dell’antimafia, recuperare memoria dal basso, creare consapevolezza, sviluppare un punto di vista critico sulla società, ridurre le disuguaglianze, promuovere la parità di genere, promuovere le pari opportunità, assicurare la buona governance dei territori.

Ci siamo battuti per un reddito minimo garantito che in un’ottica antimafia renderebbe più difficile l’arruolamento delle fasce sociali più deboli nella criminalità organizzata, per destinare il 3% dei soldi confiscati alle mafie al diritto allo studio, per introdurre buone pratiche e strumenti utili per amministrare in modo trasparente comuni e municipi, per inserire l’educazione sentimentale nelle scuole come antidoto alla violenza di genere e all’omofobia. Abbiamo acceso un focus su Roma e raccontato le mafie sul territorio prima ancora dell’inchiesta Mondo di Mezzo.

Siamo cresciuti e abbiamo consolidato il nostro punto di vista scommettendo sull’antimafia delle opportunità, sulla valorizzazione della scuola come primo presidio antimafia e sul rilancio delle periferie come azione necessaria e indispensabile per contrastare la fascinazione dei clan guardando soprattutto a quei giovani che nascono e crescono in quelle periferie d’Italia che faticano a uscire da una condizione di “eterna” emergenza.

Ma non è sufficiente.

Viviamo in un momento storico in cui la forbice delle disuguaglianze è sempre più ampia, la povertà e le marginalità sociali e territoriali crescono, il clima di odio e la violenza aumentano, il disagio dei più giovani cresce, gli episodi di criminalità e corruzione aumentano. I diritti, quelli storici e già acquisiti, vengono messi in discussione.

Per questo è necessario sviluppare con urgenza una consapevolezza diffusa delle sfide che ci attendono e mettere in campo soluzioni condivise e nuovi modelli educativi, sociali e culturali.

daSud vuole lavorare proprio in questa direzione promuovendo il protagonismo attivo di scuola, istituzioni e terzo settore attraverso il suo più grande progetto politico, educativo, sociale e culturale che oggi vive di spazi rigenerati e propri all’interno dell’IIS Enzo Ferrari, istituto scolastico superiore nel cuore della borgata Lamaro a Cinecittà-Don Bosco e primo esempio di scuola aperta al territorio e alla città: ÀP-Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti.

L’antimafia non ha bisogno di eroi, ma di opportunità.
Se non lo facciamo noi, chi deve farlo?