Arrampicarsi fino a Pietra Cappa, farlo spalla a spalla con centinaia di persone che condividono il tuo stesso obiettivo. La tappa fissa della Lunga marcia della memoria, il 22 luglio di ogni anno, è l’occasione per l’associazione daSud di ritornare all’origine dell’impegno individuale e collettivo che ci ha spinti a occuparci quotidianamente di antimafia, a praticarla come un modus vivendi e non solo come un’etichetta da usare nelle occasioni più adatte.
La camminata parte da San Luca, roccaforte della criminalità organizzata calabrese, e arriva ai piedi del monolite Pietra Cappa, che si staglia tra il fitto bosco dell’Aspromonte. Ai suoi piedi, nel 2003, in seguito ad una lettera anonima, i familiari di Lollò Cartisano, fotografo di Bovalino sequestrato ed ucciso dieci anni prima dalla ‘ndrangheta, poterono ritrovarne i resti.
Da allora, grazie alla determinazione della figlia Deborah, dei suoi fratelli e di Mimma, moglie di Lollò, Sentieri della memoria è un percorso che si snoda fino ai piedi di Pietra Cappa, per raccontare le storie delle vittime dimenticate della ‘ndrangheta a cui nel 2008 si è aggiunto l’impegno di daSud e di Libera. Si cammina e ci si ferma per ascoltare di Rocco Gatto, Cecè Grasso, Peppe Tizian, Celestino Fava, Gianluca Congiusta, Massimiliano Carbone, Fortunato Correale i ricordi che ogni anno, seguendo i dolorosi tempi di rielaborazione dei familiari, si aggiungono. Come quello dell’operaio Bruno vinci di Serra San Bruno, raccontato dalla figlia Barbara Vinci, di Giuseppe Luzza da Vibo Valenzia, per bocca del fratello Matteo, e del poliziotto siciliano Beppe Montana, la cui storia è stata riportata dal fratello Dario.
Quest’anno camminare in quel sentiero dell’Aspromonte è stato particolarmente incoraggiante. Mai il numero di presenti, oltre trecento persone, la maggior parte delle quali giovani provenienti da tutta Italia, era stato così alto. Così come numerose le associazioni venute a marciare con noi. Segno che il lavoro quotidiano di semina dei valori antimafiosi non è mai inutile.
Prima della partenza,hanno portato i loro saluti i rappresentanti di alcune amministrazioni locali: Bovalino, Locri, Benestare e Sant’Ilario dello Jonio, attualmente commissariata dopo lo scioglimento della giunta per condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
Don Pino De Masi, responsabile di Libera nella piana di Gioia Tauro, prendendo la parola ha ricordato come il fatto stesso che un amministratore prima di lui sottolineasse che in Calabria “esistono anche comuni non sciolti”, sia la dimostrazione che non si tratta di un posto normale, e che il lavoro da fare è ancora molto.
Anche per questo, daSud coglie l’importanza della presenza degli amministratori locali, più numerosa che negli anni passati, ma si augura di rilevarne l’impegno nella quotidianità e negli atti concreti. Anche quelli, apparentemente piccoli, ma molto importanti dal punto di vista simbolico.
Come la pulizia del murale dedicato da daSud a Peppe Tizian nel 2010, disegnato lungo la statale 106, nel luogo in cui il bancario fu ucciso da un commando a bordo di una moto.
Ogni anno le erbacce ricoprono il murale, e ogni anno viene ripulito da amici e familiari. Sarebbe il momento che l’amministrazione di Bovalino se ne facesse carico, dimostrando così un attaccamento costante ai figli migliori della Locride.
Così come rilanciamo l’appello di Deborah Cartisano agli amministratori locali per ricostruire un ponticello posto lungo il percorso verso Pietra Cappa, franato alcuni anni fa, che rende più difficile l’attraversamento di un ruscello, e che prenderebbe il nome di “Ponte della memoria”.
La lotta antimafia, soprattutto in luoghi dove la battaglia per un immaginario diverso da quello imposto nei decenni dai clan, è ancora molto in salita, vive anche di gesti simbolici.
Come quello da cui l’impegno di daSud nel cammino in Aspromonte è partito: era il 2008, quando decidemmo che era arrivato il momento di restaurare il grande murale di lotta contadina nel centro di Gioiosa Ionica dedicato al Mugnaio Rocco Gatto. “Il quarto stato anti- ‘ndrangheta” lo abbiamo soprannominato, nella stessa estate in cui abbiamo iniziato a marciare verso Pietra Cappa. Da allora non ci siamo mai fermati. Non sappiamo quanto è vicina la meta, ma sappiamo che quest’anno, il 22 luglio, eravamo molti di più degli anni prima.