Coca e popcorn
di Pierluigi Biondo
Il processo di decostruzione della narrazione stereotipata del fenomeno mafioso passa anche dal cinema. Il linguaggio della pellicola degli ultimi vent’anni ha saputo raccontare in maniera autentica il mondo dei clan, scandagliando a fondo le relazioni e gli interessi. Nello specifico, la narrazione attorno al mondo del narcotraffico ha saputo, più che mai, portare alla luce le dinamiche che ruotano attorno al commercio del cosiddetto oro bianco e le decisioni che, volenti o nolenti, permeano l’economia del nostro tempo.
Scarface
Nel ghetto brulicante di immigrati cubani di Freedom town, Antonio “Tony” Montana e Manolo “Manny” Ribera da poco giunti in Florida in virtù dell’esodo di Mariel, muovono i primi passi nella malavita locale. Montana, interpretato da un magistrale Al Pacino, espulso dalla Cuba di Castro che si libera dei criminali dopo la rivoluzione, approda negli Stati Uniti escogita un piano per eliminare un boss della mafia locale e prendere il suo posto nel traffico di droga. Nato per essere il remake dello Sfregiato di Howard Hawks, film del 1932 ispirato alla vita di Al Capone, Scarface è l’archetipo self-made man spietato, consapevole che avrà tutti vicino finché conserverà il potere, e che tutti gli volteranno le spalle quando questo vacillerà.
Narcos
Narcos è la serie che racconta la storia dei due principali cartelli colombiani della droga, quello di Medellin e quello di Cali, e la dilagante diffusione della cocaina tra Stati Uniti ed Europa negli Anni Ottanta. Racconta con una crudezza le vie della droga nel Sud America, e la sanguinaria lotta di Pablo Escobar per ottenere il controllo dello smercio di stupefacenti in Colombia, con un occhio attento a sottolineare sempre l’intreccio tra crimine, corruzione delle istituzioni e sfruttamento della povertà.
El Chapo
La serie targata Netflix, tramite l’espediente narrativo del flashback, narra la storia del figlio di un agricoltore del Sinaloa cresciuto tra gli abusi e le violenze del padre. Nell’arco di tre decenni a partire dal 1985, di uno dei narcotrafficanti più noti al mondo, Joaquin”El Chapo” Guzman, operante nel cartello di Guadalajara, in cui crescerà man mano di livello fino a raggiungere la più alta posizione nelle gerarchie criminali. El Chapo, incarna i valori dell’uomo spietato e senza scrupoli, disposto a tutto pur di raggiungere l’acme del potere e il controllo del traffico di droga.
Zero Zero Zero
La pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano racconta l’impero economico mondiale della cocaina. La regia sublime di Stefano Sollima mette in luce il viaggio che compie la polvere bianca dal momento in cui un potente clan della ‘ndrangheta decide di acquistarla fino a quando viene consegnata e pagata. É qui che si mette a nudo il legame tra i cartelli messicani, colombiani e le potenti cosche calabresi, grazie all’intermediazione di insospettabili uomini d’affari e istituzioni che si occupano di gestire l’enorme quantità di denaro che ruota attorno al mercato dell’oro bianco. ZeroZeroZero ricostruisce i meccanismi con cui l’economia illegale diventa parte dell’economia legale, e ci racconta come il traffico di questa “merce” influenzi il mercato, l’economia mondiale, e, volenti o nolenti, le nostre vite.
Ozark
Ozark è un drama crime seriale americano con sottili venature black comedy, ideato da Bill Dubuque e Mark Williams. Nel corso delle sue appena concluse 4 stagioni, condite da 44 episodi, si mostra la vita di Marty Byrde, un commercialista di Chicago che da tempo lavora per un cartello messicano del narcotraffico. Quando il cartello scopre che il suo socio in affari li aveva derubati, per aver salva la vita Marty si impegna a riciclare una quantità esorbitante di denaro sporco in pochissimo tempo: un progetto più che ambizioso, da realizzare per l’appunto nell’area del Lago Ozark, un enorme bacino artificiale che serpeggia nella parte settentrionale dell’omonima catena montuosa, in Missouri, nel cuore del Midwest americano. E’ la serie che meglio incarna l’immagine della mafia moderna grazie alla descrizione di una famiglia dai connotati insospettabili (borghese, bianca istruita e privilegiata) che immette come un virus l’immane capitale narcos nei tranquilli affari locali; arrivando a smascherare il lato corruttibile, se non criminale, di qualsiasi affarista.
Breaking bad
Dopo aver scoperto di avere un cancro in fase terminale, il docente di chimica Walter White, per far fronte alle spese familiari, in seguito al casuale incontro con Jesse Pinkman, un suo ex studente diventato uno spacciatore di poco conto, decide di cominciare a cucinare insieme a lui cristalli di metanfetamina. Breaking bad, una delle più iconiche serie tv degli ultimi anni, si svolge ad Albuquerque, nel New Mexico, un luogo che fino ad allora era stato poco rappresentato sul piccolo schermo e il cui paesaggio desertico contribuisce alla profonda sensazione di isolamento e disperazione che permea la serie. Breaking Bad è un dramma criminale, che sembra voler mettere in mostra il confine labile tra i buoni e cattivi, attraverso la trasformazione di un uomo comune in un criminale spietato.
Blow
La vera storia di George Jung che, negli anni Settanta diventa il punto di riferimento negli USA per il traffico della cocaina colombiana. Jung, l’uomo che ha organizzato il mercato americano della cocaina negli anni ’70 divenendo il braccio destro di Pablo Escobar, l’esponente del cartello di Medellin. La pellicola risalta i connotati canonici del criminale, consapevole che ad un’inarrestabile ascesa di potere e ricchezza corrisponderà un’esistenza turbolenta e piena di nemici.
Emilia Perez
Rita è un avvocato al servizio di un grande studio, più interessato a scagionare i criminali che a consegnarli alla giustizia. Un giorno riceve un’offerta del tutto inaspettata: aiutare un potente boss del cartello messicano della droga a ritirarsi dai suoi loschi affari e sparire per sempre. L’uomo ha in mente di attuare il progetto su cui lavora da anni: diventare la donna che ha sempre sognato di essere. Emilia Perez è la storia di un boss del narcotraffico che inscena la propria morte per sottoporsi a un intervento di riassegnazione di genere e vivere come donna. Tornato in Messico sotto mentite spoglie, da carnefice si trasforma in difensore della causa dei desaparecidos.
Maria full of grace
Maria è una ragazza di diciassette anni che lavora in una piantagione di rose. Rimasta incinta di un uomo che non ama, stanca dei sacrifici e della povertà, si improvvisa corriere per i signori colombiani della droga (la mula), ingerendo pacchetti di cocaina da portare negli USA. Maria full of Grace non è soltanto la cronaca fedele di una contrabbandiera che entrare partite di droga negli Stati Uniti; né un film documentario sulla politica del narcotraffico come speranza di emancipazione sociale; bensì, una sofferta storia di solitudine, di arroganza e di ingiustizia. È in questo che risiede la grazia quasi evangelica a cui il titolo allude. La grazia, intesa come consapevolezza di un corpo che ha conosciuto dapprima l’umiliazione, poi la violazione dovuta agli ovuli di droga ed infine, la lancinante presa di coscienza che il corpo può anche morire.