“La politica deve uscire dal silenzio” e liberare la Terra dei Fuochi. Come non è stata capace di fare in questi vent’anni, nonostante le denunce dei giornalisti e delle associazioni “ancor prima che da magistrati e forze dell’ordine”. Sono le parole della deputata Celeste Costantino (Sel), ex portavoce dell’associazione antimafie daSud, che commenta così la decisione di togliere il segreto di stato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone: “Finalmente si interrompe l’omertà politica e istituzionale che ha sempre caratterizzato il tema della gestione del ciclo illegale (e spesso legale) dei rifiuti da parte della camorra”.
Una scelta arrivata dopo il pressing dell’opinione pubblica, a cui per troppo tempo è stata negata la verità insieme al diritto alla salute. “Le parole del collaboratore di giustizia confermano, qualora ce ne fosse bisogno, la diffusione territoriale del fenomeno – dichiara Costantino -, le enormi responsabilità di politici, imprese e organizzazioni criminali che sono dietro l’avvelenamento di vaste porzioni di territorio, nel Mezzogiorno e non solo”.
RESTART ANTIMAFIA – Le ecomafie non hanno confini geografici, inquinano l’intero Paese. Oggi però il grido d’allarme della Campania deve essere assunto come un problema di “portata nazionale”. E uscire dal silenzio significa far ripartire l’antimafia, innanzitutto rispondendo con un’assunzione di responsabilità della politica che si traduca in atti concreti e immediati. Non basta ipotizzare “mappature e bonifiche”, serve soprattutto “che queste ultime non siano l’ennesimo sporco affare per gli stessi clan e colletti bianchi che hanno determinato l’avvelenamento” sottolinea l’ex portavoce di daSud.
DALLA BONIFICA ALLE COLTURE NO FOOD – “Proprio per rimarcare la responsabilità di un intero Paese dinanzi a una tale devastazione, l’area del Litorale Domitio-Flegreo e Agro Aversano, recentemente declassificata a sito da bonificare di interesse regionale, va immediatamente riclassificata come Sito di interesse nazionale (Sin) prevedendo strumenti e risorse per partire subito con un’attività di bonifica le cui fasi e le cui modalità non devono lasciare adito a dubbi – continua Costantino – dopo la bonifica bisogna che le aree contaminate siano riconvertite a colture “no food”, altra cosa che da anni si annuncia e non si realizza”.
IL DIRITTO ALLA SALUTE – “Va poi sbloccata l’attivazione del Registro regionale di tumori, alle prese con un continuo irritante ‘stop and go’ che non consente di comprendere, ad esempio, perché in Campania ci sono neoplasie tipiche degli scenari di guerra dei decenni scorsi mentre i medici di base rilevano un incremento esponenziale delle prescrizioni legate a tumori e della somministrazione di morfina” aggiunge la deputata Sel.
LA PRODUZIONE AGROALIMENTARE “ANTIMAFIA” – E una soluzione va trovata anche per rispondere alla (comprensibile) psicosi sulla qualità dei prodotti agroalimentari (che ha subito scatenato una competizione sleale tra produttori del Nord e quelli del Sud). Perché i coltivatori onesti non debbano pagare le colpe di chi negli anni ha avvelenato l’agricoltura. Serve, secondo Costantino, “un’operazione trasparenza” sull’intera filiera “affinché non venga inferto un colpo mortale all’economia locale e giunga una risposta immediata innanzitutto alle paure dei cittadini di quei territori, che non hanno strumenti sufficienti per distinguere il cibo sano da quello eventualmente contaminato. In generale, la criminalità organizzata, le aziende complici e i pezzi di Stato conniventi devono risarcire questi territori e i loro abitanti”.
NUOVA OCCUPAZIONE DALLE RISORSE SOTTRATTE ALLE MAFIE – “Bisogna utilizzare le risorse sottratte a camorristi, inquinatori e corrotti per puntare sull’occupazione che può derivare da tutto questo: bonifiche, filiera certa, economia food e no food sostenibile. In un percorso di vera giustizia e concreta partecipazione. Solo così la mobilitazione di queste settimane avrà avuto un senso” conclude la deputata.