Il 27, 28 e 29 settembre ad ÀP tre giornate di lavoro nell’ambito dell’ottava edizione del festival di daSud “Restart” che vedranno partecipare quattordici giovani dai 18 ai 25 anni a lezioni, incontri e workshop tenuti da tre docenti d’eccezione: Paolo Di Paolo, Giulia Blasi e Vera Gheno.
Roma, 09 settembre 2022 – L’Officina Lara Facondi, scuola di pensiero e di scrittura che si propone di fornire a ragazze e ragazzi dai 18 ai 25 anni spazio e tempo per riflettere sulla violenza della lingua e sulla delicatezza dell’ascolto, attraverso un percorso di formazione a un uso consapevole delle parole e della scrittura, prevede tre giornate di lavoro che si svolgeranno il 27, 28 e 29 settembre ad ÀP nell’ambito della settima edizione del festival di daSud “Restart”. Le lezioni, teoriche e pratiche, saranno tenute da tre docenti d’eccezione: Paolo Di Paolo, scrittore e dottore di ricerca in Studi di storia letteraria e linguistica italiana, Giulia Blasi, scrittrice e giornalista, e Vera Gheno, sociolinguista, saggista e traduttrice. Il tutoraggio dell’Officina e le attività pomeridiane sono a cura della scrittrice Elvira Mujčić.
L’Officina è dedicata alla giornalista, attivista e compagna di viaggio dell’associazione daSud e di AP scomparsa prematuramente a gennaio 2021. Nel 2018 la malattia sotto forma di un cancro è entrata nella vita di Lara costringendola a misurarsi con l’immagine della malata nella quale però non si riconosceva. Scriveva nel suo articolo Di cancro, guerrieri e mostri da combattere: “L’ironia è invece l’elemento che spesso manca nella narrazione del cancro. Se ne parla, quando se ne parla, spesso a voce bassa, con tono cupo. Si raffigura con uomini e donne senza capelli, il volto emaciato e gli occhi spenti, quasi sempre in un letto d’ospedale. Per carità c’è anche quello, ma sbagliato ridurre tutto a ciò che è una fase”.
Non è solo la malattia a porci di fronte alla necessità di guardare oltre lo stereotipo. Basti guardare al modo in cui i media o la politica affrontano temi come l’immigrazione, il sociale, la povertà, la sessualità, l’antimafia. Lara sapeva benissimo che tutto si giocava nella lingua e nel modo in cui ci si rappresenta. Non sempre però si hanno gli strumenti necessari per leggere le situazioni in maniera diversa da quella stereotipata, ecco perché di un’officina in cui dare spazio e soprattutto tempo alla riflessione su se stessi, sullo stereotipo in cui si è relegati e provare a imparare a servirsi del linguaggio. Usare parole chiare ma non definitive. Trovare il termine preciso, ma non rimanere incastrati nella gabbia della precisione che esclude tutte le altre sfumature. Riflettere sulla violenza della lingua e sulla delicatezza dell’ascolto. Sono questi i ferri del mestiere che accompagneranno gli allievi con l’obiettivo di provare almeno per qualche giorno a immaginarsi come si è davvero.