AVERE VENT’ANNI/LE COSE SONO NELL’ARIA
di Danilo Chirico
Le cose sono nell’aria. E l’aria della Calabria, nell’estate 2005, è strana. Il sindaco di Reggio Calabria è Giuseppe Scopelliti, rampante esponente della destra con ambizioni nazionali, in Regione ha appena vinto Agazio Loiero, uomo forte del centrosinistra ed ex ministro che si dice pronto a una sorta di rivoluzione calabrese. C’è insomma una diffusa e trasversale euforia da cambiamento possibile. E tuttavia… tuttavia l’aria è strana. E al di là della narrazione dei media qualcosa non quadra.
E i problemi che vediamo tutti i giorni? E la ‘ndrangheta? Perché la ‘ndrangheta sembra sparita dalla discussione pubblica? E da quali strumenti, da quali chiavi di lettura partiamo per attivare davvero questo cambiamento?
Ecco allora che nasce l’idea di un’associazione antimafia, anzi antindrangheta.
Alla nostra identità di calabresi, pensiamo, manca un pezzo del racconto – quello di chi ha contrastato la ‘ndrangheta, di chi non si è arreso, di chi è stato ucciso. Come possiamo cambiare la Calabria rinunciando alla parte migliore di quello che siamo stati? E come possiamo produrre un vero cambiamento se la Calabria – insieme al Sud – non trova una connessione vera con il resto del Paese.
E’ da qui che nasce questo percorso. Dalla consapevolezza di una mancanza. Innanzitutto nostra. E così ci siamo detti: ricominciamo dai fondamentali, rimettiamoci a studiare. Abbiamo cominciato da due storie, quelle di Rocco Gatto e di Francesco, Ciccio, Vinci.
Decidiamo di dare vita a daSud. E già il nome è tutto un programma: esprimere un punto di vista orientato, politico – meridionale e meridionalista – sulle cose del mondo.
Un punto di vista antindrangheta. Sghembo e mai scontato. Quello che non ci abbandonerà mai e che ha sempre fatto la differenza. L’atto costitutivo è datato 26 settembre 2005, oltre al mio c’è il nome di Alessio Magro, che diventa il primo presidente, e di mio fratello Emanuele. Nasciamo come Onlus – ci riconoscono e poi ci fanno causa. Fanno tutto loro. Ma queste sono solo alcune delle mille anomalie burocratiche vissute in questi anni, quelle di chi ha usato i codici e i cavilli per metterci i bastoni tra le ruote. Ne potremmo raccontare mille.
Il logo ce lo realizza, è un regalo, un grande artista come Massimo Celani (ne aveva preparato anche un altro con una pioggerellina di cui non ho mai capito il senso).
Inizia così l’avventura di questo piccolo gruppo che diventa sempre più grande e che in maniera inaspettata (innanzitutto per noi) è arrivato alla soglia dei venti anni.
Avere vent’anni è un momento di gioia e soddisfazione, ed è una responsabilità grande. Sin dal primo giorno – eravamo ancora in Calabria e daSud era poco più di un punto di vista – abbiamo provato a essere rigorosi nell’analisi (innanzitutto con noi stessi) e originali nel racconto, radicali nelle posizioni ma mai velleitari, visionari nello sguardo ma con i piedi sempre ben piantati per terra. Per vent’anni abbiamo lavorato per mettere in pratica la nostra immaginazione. Non sempre ci siamo riusciti, ma ce l’abbiamo sempre messa tutto. E qualche volta abbiamo avuto ragione. Meno di tre settimane più tardi dalla nascita di daSud la ‘ndrangheta ha alzato il tiro in quel del 2005: il 16 ottobre un killer entra nel seggio elettorale delle primarie dell’Ulivo e uccide il vicepresidente del consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno.
Le cose, appunto, erano nell’aria.
1/SEGUE