“Lea Garofalo non era nata a Milano ma in questa città era arrivata piena di speranze, qui ha avuto il coraggio di ribellarsi alla ’ndrangheta diventando testimone di giustizia. Un coraggio che ha pagato con la vita”. Con queste parole il sindaco Giuliano Pisapia ha motivato la decisione di celebrare i funerali civili di Lea Garofalo nel capoluogo lombardo.
La celebrazione, che si svolgerà sabato mattina in piazza Beccaria, è stata fortemente voluta dalla figlia Denise. E rappresenta un omaggio importante e doveroso alla memoria di questa donna coraggiosa, che ha osato sfidare le ’ndrine calabresi, la sua famiglia e il suo ex compagno Carlo Cosco. Lo stesso uomo che, come confermato dalla Corte d’Assise di Milano, il 24 novembre del 2009 attirò Lea in una trappola, la rapì, la portò in un magazzino, la torturò per ore e infine la strangolò. Il suo cadavere fu trasportato in un terreno e bruciato dentro un bidone. Poi sepolto.
In un pezzo pubblicato oggi sull’Huffington Post (leggi qui) la deputata di Sel Celeste Costantino scrive: “La storia di Lea Garofalo (…) è stata una delle più importanti per raccontare il rapporto tra donne, testimoni di giustizia e ‘ndrangheta. Una delle tanti morti di cui siamo responsabili: uccise o suicidate cambia poco. Almeno rispetto al nostro ruolo”. Questa storia è stata raccontata, insieme a tante altre, nel dossier “Sdisonorate” dell’associazione antimafie daSud, che sabato sarà presente ai funerali civili di Lea Garofalo. Per darle finalmente l’omaggio che merita. E testimoniare la propria vicinanza alla figlia Denise, senza la cui determinazione la verità sulla morte di questa grande donna non sarebbe probabilmente mai venuta alla luce.