Gli hanno incendiato l’auto e hanno tentato di dare fuoco a due mezzi del Comune. “Io e mia moglie ci siamo guardati negli occhi e non abbiamo avuto dubbi: è arrivato il momento di dire basta”. Così il trentaquattrenne Rosario Rocca, sindaco di Benestare (un paesino della Locride di 2500 abitanti), ha deciso di dimettersi.

Tra due settimane l’esponente regionale di Sel e sua moglie torneranno a Torino. Rosario riprenderà il suo lavoro nella scuola elementare della direzione didattica Pacchiotti, dopo anni di precariato. Da lì era tornato in provincia di Reggio Calabria per candidarsi alla guida del comune di Benestare. L’auto incendiata è solo l’ultima di una serie di intimidazioni iniziate dal giorno della sua vittoria elettorale: prima hanno bruciato la vettura del parroco Don Rigo, poi la macchina della sorella di Rocca e un mezzo comunale. Anche per questo dallo scorso anno il Comune di Benestare, per statuto, ha l’obbligo di costituirsi parte civile nei processi di mafia.

Rosario non ce la fa più. Ha scritto nero su bianco che lui non riesce a rappresentare dignitosamente la sua gente. Solo, con le spalle al muro, di fronte ad uno Stato che si è dimenticato di lui e di tutti gli amministratori che sono presidi di giustizia sociale nei Comuni. La Calabria, poi, è la Regione dove si registra il più alto numero di intimidazioni ad amministratori pubblici: 85 nel 2012. La più colpita è proprio la provincia di Reggio Calabria.

Non è affatto un problema locale. L’ha compreso bene la deputata di Sel Celeste Costantino, che sulle dimissioni irrevocabili del sindaco di Benestare sta depositando un’interrogazione. Perché Rosario oltre ad avere paura dei clan, ha paura anche della latitanza delle istituzioni. Questo Governo infatti continua a tagliare (come i precedenti), ignorando le denunce degli amministratori locali. A Benestare, ad esempio, non ci sono nemmeno i carabinieri. Ma non è sicuramente con la logica securitaria che si battono le mafie. Lo diciamo da sempre: l’antidoto è la cultura, la giustizia sociale, l’integrazione. Servono diritti e serve anche un reddito minimo garantito, per sottrarre manovalanza alle mafie.

Le dimissioni del sindaco di Benestare non sono affatto una sua sconfitta personale. Sono una sconfitta di tutti. Dello Stato in primis e del Parlamento che, a distanza di sette mesi dall’inizio della legislatura, è ancora orfano di una delle sue più importanti commissioni: quella antimafia. Per questo l’Associazione daSud ha lanciato un appello (per firmare clicca qui): “Non c’è più tempo da perdere: subito la commissione antimafia”. Anche per Rosario Rocca